Mattiuzza Maurizio - 2020 - La malaluna by Mattiuzza Maurizio

Mattiuzza Maurizio - 2020 - La malaluna by Mattiuzza Maurizio

autore:Mattiuzza Maurizio [Mattiuzza Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, General
ISBN: 9788828204633
Google: db_PDwAAQBAJ
editore: Solferino
pubblicato: 2020-02-11T23:00:00+00:00


XIII

Sopra al prato di Braidevueide brilla una luce densa, cagliata. Valentino sputa sul filo dell’ascia e poi si frega le mani, serra la presa attorno al manico. Gira morbido sulle gambe per rifinire il gesto, ma il colpo scende storto, s’infrange lontano dal taglio. L’albero piange un gemito, come a scannare un coniglio. Eccola la vecchiaia. Vent’anni prima non sarebbe successo: a mandar giù questo castagno allora sarebbero bastate poche calate. Cinque o sei fendenti messi bene e il legno si sarebbe arreso a una caduta così dolce che nemmeno ti pareva d’averlo tolto via dal mondo. Per chiudere un tetto, finché era ragazzo, a Valentino Sbaiz bastava una settimana, oggi invece forse ci vorrebbe un mese e magari neanche sarebbe abbastanza. Passati che ha i cinquant’anni, Tin per fortuna è ancora un uomo forte, in salute. Può camminare per ore senza sprecare un battito del cuore, eppure dai suoi passi sono svanite la rabbia, l’incoscienza. Quella voglia inspiegabile, che prende a tutti, da giovani, di demolirsi a una a una tutte le certezze. Da quei giorni in Toscana ormai lo divide un tempo lungo un secolo. Tutte le speranze, le promesse che Luisa e lui s’erano scambiati a Livorno piano piano si sono allentate, diluite, come a usare per troppe volte lo stesso colore quando si dipinge una stanza. La vita di sempre li ha riacciuffati, mettendoli di nuovo a capo chino sulla terra. Laggiù, di fronte al mare, la notte prima di partire, Valentino aveva giurato a sua moglie che l’avrebbe piantata lì con la politica. Non fosse stato per quella storia delle ventimila lire di suo fratello, magari ci sarebbe pure riuscito. È che invece di una promessa ci voleva un patto. L’avessero lasciato vivere come sentiva di meritare e lui si sarebbe scordato ogni cosa. Invece c’erano stati la morte di Biagio, i giorni della guerra, perfino la voce con cui gli parlava da bambino quel suo figlio ora muto e diventato ormai uomo. Ma erano solo ipotesi, giochi del pensiero. La vita s’era scelta un’altra strada, aveva svoltato da sé. Forse aveva ragione Luisa, la salvezza si chiamava America. Avrebbe dovuto darle ascolto, maledizione a lui. Da New York avrebbero visto ogni cosa da lontano, quasi a guardare attraverso una nebbia le angherie dei fascisti e tutti quei socialisti alla camomilla svaniti nel nulla al primo colpo di manganello. Stare in America avrebbe significato soffrire solo di striscio il delitto Matteotti e le porcherie di Zompicchiatti, perché questa contro quella carogna di Enea, ormai, era una guerra che durava da più di venticinque anni.

Difficile dire come fosse cominciata, ma la svolta, di certo l’aveva data quella rissa sul ponte del Diavolo a Cividale attorno al Quattordici. Doveva essere una domenica e quei bastardi, usciti dal niente della notte, avevano fatto luccicare le lame dei pugnali. In quattro addosso a suo fratello Biagio dentro a un vicolo, appena oltre la riva del fiume. Zompicchiatti e i suoi erano degli interventisti, ma quella sera, sopra al selciato, volevano finirla nel sangue per un’altra ragione.



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